Scena aperta. Buio. Lentamente si accendono le luci fuori della vetrata. Sono le sei del mattino. Poche sagome si intravedono, passano frettolose. Una di queste sagome si ferma di fronte alla porta e armeggia con la serratura. La porta si apre docilmente. Entra un uomo molto alto, anziano. I capelli bianchi e ben pettinati. Indossa una camicia con dei grandi quadri e sopra un gilet marrone aperto. I calzoni larghi ne appesantiscono la figura. Il cappotto è piegato su un braccio.
Costrace - State tranquilli ragazzi, sono io.
(parla lentamente)
Pensavate fossi un ladro
(si avvicina alla quinta di destra per accendere le luci. Poi appende il cappotto).
E’ una bella mattinata oggi. L’aria è frizzante. Sono passato al forno per il pane di oggi, pare che il sindaco dia una cena.
(si infila degli occhiali a mezzaluna e prende a lavorare su un pinocchio di legno)
Una cena per i suoi assessori. Dice il fornaio che ha dovuto ordinare altra farina per far fronte alla richiesta. (Al pinocchio) Sta tranquillo, non sentirai niente. (dà piccoli colpi con un martelletto). Gli vorrà parlare di qualche tassa che ha escogitato per noi. (guarda da sopra gli occhiali verso le bambole) Non sembra che vi interessi molto. E già, tanto chi paga le tasse sono io, mica voi. Chissà come starete ridendo di me, voialtri. (porta il pinocchio sul lato opposto del tavolo) E tu sei a posto. E la prossima volta che perdi un piede te lo sostituisco con un martelli. (lo guarda in faccia) Ridi, ridi, tanto tu fai la bella vita (lo appoggia delicatamente sul tavolo).
(Una sagoma bussa velocemente alla vetrata, l’uomo ha un sobbalzo)
Costrace - (a voce alta) Non è un po’ presto per far entrare dei clienti? Cosa dite lo faccio entrare? Già, a voi cosa importa?
(da fuori) - Signor Costrace, aprite, sono Filippo
Costrace - Che vuoi a quest’ora del mattino?
(da fuori) - Lettere per lei.
Costrace - (tra se, mentre si alza per andare ad aprire) Lettere per me. E chi si arrischia a spendere soldi per scrivermi?
(Apre la porta, entra un ragazzotto, in abiti da postino con una grossa sacca per le lettere)
Filippo - Sto portando la posta al paese di sotto, siccome sono di strada, son passato prima da lei. (cerca le lettere)
Costrace - (guardandosi intorno) Hai fatto bene, vuoi metterti un poco seduto?
Filippo - No la ringrazio, sennò non faccio in tempo a finire il giro. Ho due colleghi in malattia e devo ancora fare quattro settori. (trova la lettera).
Costrace - Però, un bel giro. E la signora Gina? Come va? Sempre in giro con la bici?
Filippo - Eh, è molto che mia madre non gira più con la bici, alla sua età è difficile mantenere un equilibrio.
Costrace - Ma va, che la signora Gina non è mica vecchia. Ma la ricordo ancora che correva su per la salita del carrione verso la chiesa.
Filippo - Gli anni passano, signor Costrace
Costrace - Gli anni passano, si ammucchiano e si mettono via, come vecchi cappelli. Ogni tanto se ne spolvera uno e si prova a metterselo, ma ci si accorge che la testa cambia troppo aspetto, o che ci ricordano cose inutilmente lontane.
Filippo - Ora devo andare, o faccio tardi.
Costrace - Vai vai, sbrigati.
Filippo - Ci vediamo (esce e va a destra)
Costrace - (Costrace lo segue fermandosi sull’uscio) Ci vediamo, ci vediamo. E salutami la signora Gina.
(rientra e chiude la porta)
Download La Bottega delle bambole
La stanza in stile sobrio, leggermente in ombra. Al centro in fondo un camino spento. A sinistra una grande finestra semiaperta. A destra un tavolino tondo con sopra un lume acceso. Accanto al tavolo è seduta Assunta, donna magra e posata, veste di scuro. Legge un giornale alla luce del lume . Si sente il suono di un campanello. E’ sera.
Assunta - (Verso fuori) Signora Teresa, potete andare ad aprire voi ?
da fuori - State pure, ci penso io.
Trascorre poco tempo, poi si sente bussare alla porta. senza attendere risposta entra Anna. Giovane, timorosa, indossa un cappotto leggero, ha i capelli legati indietro. Tra le mani un cappello sportivo.
Anna - Vi disturbo ?
Assunta - Oh siete voi.
Anna - Sono venuta troppo presto ?
Assunta - (Piegando il giornale) Bisogna saper misurare il tempo per poterle rispondere.
Anna - Se vuole, posso aspettare.
Assunta - Ma no, non c’è ragione. Stavo leggendo notizie ormai vecchie. Il giornale di domani avrà già smentito ogni articolo. Ma si metta seduta. (Le porge una sedia)
Anna - Grazie. Ho fatto la strada con un po' di affanno.
Assunta - C’è tanta urgenza?
Anna - Paolo è già arrivato ?
Assunta - (Sottolineando)Il signor Paolo arriverà tra poco. A proposito di tempo, lui sa rispettare un orario. D’altronde i giusti insegnamenti si riconoscono nella propria creatura. Nel modo in cui ti ascolta, ti osserva, il modo in cui risponde alle sollecitazioni. Si ricordi che i rapporti come questo sono pieni di sorprese.
Anna - (Come ricordando) A proposito, questo cappello era vicino al cancello, per terra. Ho pensato fosse vostro. (Lo porge).
Assunta - (Lo prende , sorride). E’ del signor Paolo. Gli deve essere caduto stamattina, è uscito di corsa. La mattina è sempre agitato, sfreccia per la casa in cerca degli oggetti più inutili ed io dietro di lui per abbottonargli la camicia o per legargli la cravatta. E così in tutta furia fino a che non varca il cancello, porgendomi un lieve saluto dalla strada.
Anna - Lavoro ?
Assunta - No, che diavolo. Cosa crede ?
Anna - Mi scusi.
Assunta - Che bisogno avrebbe il signor Paolo di lavorare ? E’ così fragile, delicato. Non c’è vento che non lo sbatta di qua e di là come un fuscello. E pensare che l’ho allevato con tante di quella attenzioni. Sono arrivata addirittura a gettarlo nell’acqua fredda della fontana nel parco pur di rinforzare il suo fisico gracile, per non fargli patire i mali dell’inverno. Soldi per curarsi non gliene mancherebbero, ma un o spirito libero come il suo non può legarsi alla monotonia di una cura riguardata.
Download La nutrice
Lucia - (impaurita)Chi c’è qui ?
(Giulio non si muove, poi guadagna l’uscita, parlando sottovoce)
Giulio - No basta, ti prego basta. (esce).
(Lucia si guarda intorno poi ritorna fuori scena. Entrano in scena Gianna e Marta -madre e figlia- . E’ inverno fuori, indossano cappotti e guanti. Portano buste della spesa. Dopo, a seguire, entra Fabio -il padre- con una scatola molto pesante. In principio l’unica illuminazione sarà data dalla luce del corridoio).
Gianna - Non si vede un accidente.
Marta - Dov’è l’interruttore ?
Gianna - Dovrebbe essere nel corridoio a sinistra.
Marta - Vado io.(esce a destra. Suonano al citofono).
Gianna - Rispondo io, appena scopro dov’é.
(in quel momento si accende la luce.)
Gianna - Trovato !(risponde)Chi è? (rimane in ascolto, poi apre il portone)
Marta - (rientra) Certo che il colore me lo aspettavo diverso.
Gianna - Te lo avevo detto che una volta steso cambiava.
Marta - Dove ci si potrà sedere un attimo ? C’è solo quella sedia col telefono sopra.
Gianna - Oh bhe, il telefono non è ancora allacciato, comunque quella sedia è troppo sporca.
Marta - La spesa dove la mettiamo ?
Gianna - In cucina, di là. (bussano)Apro io.
(Lucia entra e va alla finestra, la apre, chiama)
Lucia - Signor Follone ! Signor Follone !
(Rispondono da fuori, in strada)
- Signorina Lucia, dica.
(Entra Fabio)
Lucia - Me lo porta domani, poi, su il pane?
- A che ora posso ?
Lucia - Va bene alle otto ?
- Sarà fatto.
Lucia - Grazie tante (chiude la finestra e riesce)
Marta - Papà, ti sei ricordato le tendine per lo specchio ?
Fabio - Ma si, si.
Gianna - Ma dai, pure le tendine per lo specchio ?
Marta - L’ho visto su un giornale a casa di zia Marisa. Sono un’amore.
Fabio - (prende in giro) L’ha da zia Marisa.
Gianna - (c.s.)Ah va bene allora.
Download La Porta
Aria - Non è che tutta questa situazione mi faccia fare salti di gioia. Anzi non mi smuove più di tanto.
Urlo – Parli bene tu.
Aria – Non mi sto lamentando.
Urlo – Figurati.
Aria – Mi va bene così, solo non mi coinvolge.
Urlo – Se pensi che mi stupisca, sei fuori strada.
Aria – Ma tu che c’entri, chi ti ha chiamato.
Urlo – Ricominciamo?
Aria – Tu devi stare al tuo posto…
Urlo – Già fatto, grazie. Sono qui, immobile.
Aria - … e muto…
Urlo – E tu non darmi senso. Sei tu che mi alimenti.
Aria – Colpa mia, sempre colpa mia.
Urlo – (Si copre le orecchie con le mani) Cera una volta una signora senza ciabatta…
Aria – Io ragiono e rimugino e faccio pensieri…
Urlo - …che quasi per caso, cadde in un pozzo secco…
Aria – …e vedo il presente e ragiono sulla varietà della vita…
Urlo – …si ruppe una gamba e guardò il cielo…
Aria - …e mi preoccupo di tutto e di tutti.
Urlo - …e ringraziò di non essersi sporcata le ciabatte che non aveva addosso.
Aria – Che cosa.
Urlo – Che cosa che?
Aria – Cosa non aveva addosso?
Urlo – Ti interessano le mie storie?
Download La Seconda parte
Fermo - Pioverà.
Ancòra - Eccolo che ricomincia.
Vado - Lascialo parlare.
Fermo - Mi infastidisce.
Ancòra - E dagli.
Fermo - E se tira vento ?
Ancòra - Si porterà via le nuvole e il sole splenderà sulla tua faccia idiota.
Vado - Ma la vuoi finire ?
Fermo - Bisogna fare attenzione al cambiare del tempo.
Ancòra - Sai quanto me ne frega. Se piove ci bagneremo e scivoleremo e cadremo giù, ci sfracelleremo e tutto finirà. Se non piove, fine. Tutto come prima.
Vado - Voi non capite la bellezza della pioggia. l’acqua che cade e pulisce tutto. Rinforza i campi e ripulisce l’aria. Ci fa veramente comodo, no ?
Fermo - Tutto fa comodo alla causa, tutto.
Pazzo - Zitti, mi infastidite. Ho bisogno di quiete.
Ancòra - La quiete prima della tempesta.
Fermo - Vuol dire che pioverà ?
Pazzo - Spero per voi di si
Vado - Anche a te piace la pioggia ?
Pazzo - Che aria tira lassù ?
Vado - Frizzante, respirabile, aria di vittoria.
Fermo - La vittoria di chi ?
Vado - La nostra, e di chi ci segue.
Ancòra - M’era sembrato d’essere solo.
Vado - Facciamo conoscere la nostra vittoria.
Fermo - Converrebbe aspettare.
Ancòra - Tutti insieme ?
Vado - Certo, sennò non ha senso.
(si alzano in piedi e allargano le braccia. Risuona un vocio e uno scroscio di applausi)
Download La sfera